domenica 23 febbraio 2014

Juve-Toro, Quando lo sport non è educativo: i morti di Superga non riposano

Abbiamo affrontato il tema della cattiva influenza dello sport italiano sugli individui, giovani e meno giovani: Juventus-Torino è l'ennesima occasione persa per il calcio italiano di dare una spallata alla cultura sportiva malata nel Bel Paese, scomodando per di più i morti della triste strage di Superga, dove perse la vita gran parte di una squadra mitica come il Grande Torino. 





L'ultima giornata del campionato italiano di calcio si lascia alle spalle uno strascico polemico per il quale lo sport nazionale non è nuovo:
gli sfotto' un po' troppo spinti tra le tifoserie avverse, specie quando si giocano stracittadine o entra in gioco il razzismo geolocalizzato. Juve-Torino è stata l'ultima, occasione sprecata per star buoni e dedicare un giorno allo sport, nell'unico significato del termine, ossia divertimento. Un'azione, quella perpetrata dai supporters della compagine torinese bianconera, che ha sconvolto chi ha seguito ieri la partita, ma che è anche lo specchio di una cultura, che non distingue gli ambiti e pensa poco (o nulla) alla morale.


Situazione legata alla fede, all'appartenenza, ma che troppo spesso sfocia in odio e razzismo: l'occasione del derby di Torino ha dato segnali in un verso, chiarissimo. I tifosi della Juventus hanno infatti colto l'occasione del derby con il Torino per ricordare un nefasto passato, la strage di Superga in cui la squadra granata perse gran parte dei suoi dirigenti e calciatori, a causa di un disastro aereo. Bene, anche se sono passati parecchi anni, quella triste vicenda brucia ancora, e, ancor peggio, avrebbe potuto scatenare l'ira dei tifosi granata nei confronti dei 'cugini' bianconeri. Questi ultimi, hanno esposto uno striscione immaturo, anti morale e che ben esplica la cultura del tifo italiano: "Quando volo penso al Toro"...il riferimento è più che immediato, e va verso proprio quel triste epilogo di colore granata.

In più ci si è messo un arbitraggio non proprio adeguato, che, sfavorendo il Torino (un rigore nettissimo non fischiato), ha esacerbato ulteriormente la situazione tra le due tifoserie. Un Torino che, tra l'altro, stava per sovvertire tutti i migliori pronostici calcio, costringendo la Juve (prima in classifica) sulla difensiva e a rischiare più di una volta il suo primo pareggio casalingo. E il Toro ci sarebbe pure riuscito. Ma questi sono argomenti che vanno solo verso il lato sportivo della vicenda (e così dovrebbe sempre essere), non certo legati alla poca sagacia dei supporter che hanno esposto quel becero striscione. 

Non è stato il primo caso, anche lo scorso anno uno striscione Juve attaccò i cugini sul lato sentimentale (sempre la strage di Superga protagonista, con la scomparsa del grande Torino), mentre quest'anno, anche in match di cartello dove i migliori esperti di scommesse Serie A si sono potuti sbizzarrire, è stato protagonista il razzismo territoriale, tutto italico: spesso i cori delle squadre del Nord contro i tifosi e la città di Napoli, hanno portato alla chiusura delle curve, ma anche i tifosi della Roma (non proprio al Nord...) ci sono andati giù pesante.

Esempi di una cultura sportiva assente in Italia, dove gli stadi sono adoperati alla stregua di piazze e strade di periferia, dove i controlli, quelli preventivi, spesso, latitano

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