venerdì 6 gennaio 2012

Palermo Storia, canto gli Arabi in Sicilia e poi i Normanni

D'oro e d'argento, i campi irrigati,
librano in coro uccelli canuti,
selve di pini e abeti ramati,
branchi di belve sotto cieli stellati.

Viandanti a corte, Mori ad acconciare
pelli di greca memoria e rare
pietre e spezie di conquiste amare
avute in dono da battaglie avare

di superstiti. Ridenti nella Galka in coro
e a ritmo, issano un palazzo d'oro
scuri in volto osservano il pianoro
che occupavan di merci le guardie del mezzo toro.

Alle foci dei due torrenti le navi stanno
chiuse dalla catena del Pisan danno,
con vele ammainate, "solerti!", i più diranno,
"difficile a irrompere è il porto tiranno!".

Salgon la piana e i fratelli dal Mare fiero
da questo il Guiscardo, di là Ruggiero,
sfruttando la fioca luce del Sol mattiniero,
affiancano da ambo i lati il contado nero.

Uomini del Nord, Liguri, Galli o Normanni
amanti di Giostre, nobili pari e mai tiranni,
di destrieri alabardati assaltan con pochi affanni
si diran cristiani, al primo non senza danni.

oh! Asgid e Riad moreschi giardini d'Or
Aranci, Mandorli e Peschi, dal dolce sapor,
ristagnan l'acque nei Qanat al neo avventor,
finché il Gran Conte giunge a ridarne il Valor.

 ©Il caffè del Saltimbanco

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