La storia di una famiglia nobile, talvolta, rispecchia quella di una città intera. Palermo, terra di conquiste e dominazioni varie e frammiste, può essere dipinta nella sua diacronia come la città dalle mille facce. L'epoca aurea della città, sebbene avesse svolto un ruolo non secondario per Punici, Greci e Romani, è contraddistinta dalla presenza Araba (827 d. C.) e in seguito da quella Normanna (1071) e Sveva (dal XIII sec.).
I Normanni, in special modo, hanno colonizzato la città con un grande afflusso di famiglie nobili Galloitaliche, provenienti dalla Liguria e dalla Provenza francese. Una di queste stirpi nobiliari non può non essere quella dei Ventimiglia (con tutte le varianti parentali e genealogiche, dettate da matrimoni e combine di rito).
I Ventimiglia furono una famiglia Siculo-Normanna di origine ligure molto potente e influente nella storia culturale, politica e economica dell’Isola – e non solo – dal XIII secolo al XIX secolo. Per lunghi tratti della seconda metà del Trecento costituirono un’ampia signoria indipendente, riconosciuta, tra gli altri, dallo Stato della Chiesa, nel periodo dei cosiddetti Quattro Vicari del Regno di Sicilia. Fra i rappresentanti più importanti ed in vista della nobiltà in Sicilia, presero il nome dalla città ligure di Ventimiglia della quale erano conti i cugini del ramo principale. Il ramo trasferitosi in Sicilia, al contrario, proveniva dal comitato episcopale di Albenga, in cui deteneva la contea del Maro e il feudo delle decime episcopali.
Da qui, la denominazione di questa branca Ventimiglia del Maro. I Ventimiglia del Maro in Sicilia dettero vita a due lignaggi principali: quello dei Conti-marchesi di Geraci (Principi di Castelbuono dal 1595) e quello dei Ventimiglia del Bosco, conti di Alcamo e Vicari, duchi di Misilmeri, baroni di Prizzi e Siculiana, nonché principi di Cattolica dal 1620. I due rami derivarono, rispettivamente, dai fratelli Filippo I e Otto IV conti di Ventimiglia e del Maro, vissuti nel XIII secolo. I del Maro si imparentarono con i conti di Ischia e Geraci, discendenti dagli Altavilla, Casa regnante dei Normanni. Si stabilirono in Sicilia a partire, almeno, dal 1258, quando Enrico II Ventimiglia – figlio di Filippo I del Maro – sposò Isabella, la contessa di Geraci e Ischia, trasferendo la propria corte dalla Liguria alla Sicilia. Qui Enrico ebbe in feudo diversi territori e vasti possedimenti allodiali in Cefalù, dove edificò uno splendido e monumentale palazzo signorile – detto l’Osterio Magno – assumendo il titolo di Conte di Ischia. Otto V Ventimiglia, detto “de Bosco”, figlio di Raimondo e nipote di Otto IV, si accasò con Giovanna Abbate, erede del padre Gilberto Abbate – castellano di Malta per l’imperatore Federico II di Svevia intorno al 1241 – esponente del più potente clan nobiliare trapanese, divenendo così il cognato di Palmiero Abbate, protagonista dei Vespri Siciliani. Il ramo principale della Casa discese dai Lascaris dell’Impero Bizantino – per il matrimonio di Guglielmo Pietro I conte di Ventimiglia con Eudossia Lascaris – e assunse la denominazione Lascaris di Ventimiglia. [info Wikipedia]
Da qui, la denominazione di questa branca Ventimiglia del Maro. I Ventimiglia del Maro in Sicilia dettero vita a due lignaggi principali: quello dei Conti-marchesi di Geraci (Principi di Castelbuono dal 1595) e quello dei Ventimiglia del Bosco, conti di Alcamo e Vicari, duchi di Misilmeri, baroni di Prizzi e Siculiana, nonché principi di Cattolica dal 1620. I due rami derivarono, rispettivamente, dai fratelli Filippo I e Otto IV conti di Ventimiglia e del Maro, vissuti nel XIII secolo. I del Maro si imparentarono con i conti di Ischia e Geraci, discendenti dagli Altavilla, Casa regnante dei Normanni. Si stabilirono in Sicilia a partire, almeno, dal 1258, quando Enrico II Ventimiglia – figlio di Filippo I del Maro – sposò Isabella, la contessa di Geraci e Ischia, trasferendo la propria corte dalla Liguria alla Sicilia. Qui Enrico ebbe in feudo diversi territori e vasti possedimenti allodiali in Cefalù, dove edificò uno splendido e monumentale palazzo signorile – detto l’Osterio Magno – assumendo il titolo di Conte di Ischia. Otto V Ventimiglia, detto “de Bosco”, figlio di Raimondo e nipote di Otto IV, si accasò con Giovanna Abbate, erede del padre Gilberto Abbate – castellano di Malta per l’imperatore Federico II di Svevia intorno al 1241 – esponente del più potente clan nobiliare trapanese, divenendo così il cognato di Palmiero Abbate, protagonista dei Vespri Siciliani. Il ramo principale della Casa discese dai Lascaris dell’Impero Bizantino – per il matrimonio di Guglielmo Pietro I conte di Ventimiglia con Eudossia Lascaris – e assunse la denominazione Lascaris di Ventimiglia. [info Wikipedia]
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