domenica 11 dicembre 2011

Atlantide e il sogno

Un'interpretazione di un sogno ricorrente e collettivo, Atlantide, dove sogno e mito coincidono e si compenetrano, un universo di colori e immagini fluttuanti e oniriche.
Freud nella sua "metafora archeologica" sostiene come l'inconscio possa essere esplorato alla stessa stregua di un archeologo, procedendo per strati si può scavare fino al più profondo IO e riscoprire civiltà nascoste e pensieri immagini ricordi sensazioni obsolete e subconscie.
Allo stesso tempo, il mestiere dello psicologo e dell'archeologo vengono a coincidere in un'unica figura: la persona stessa che sogna svolge entrambi i ruoli e si auto-analizza sfruttando la metafora degli scavi archeologici.


Sognare templi o rovine antiche è molto suggestivo, è un sogno che ci mette in comunicazione con l’inconscio collettivo a cui tutti “partecipiamo”.



Le rovine di un’antica città o addirittura di una civiltà scomparsa, come quella di Atlantide, possono rappresentare la scoperta dentro di noi, nel nostro inconscio, dell’immensa ricchezza che i millenni e tutte le generazioni di uomini prima di noi vi hanno depositato.

La nostra interiorità infatti è come una ricchissima stratificazione di epoche ed esperienze a cui tutti gli uomini attingono e partecipano.

La sognatrice si immerge nelle acque del suo inconscio allo scoperta del grande tesoro perduto: il mare infatti è una delle più ricche immagini utilizzate dal nostro regista dei sogni per rappresentare l’inconscio e tutto ciò che gli abissi nascondono e conservano ci appartiene profondamente.

Avere dunque accesso a quelle rovine, poter vedere i resti dell’antica civiltà sommersa può rappresentare una presa di coscienza di ciò che siamo e dell’enorme tesoro che ci portiamo dentro.

Le mura di Troia sono state ritrovate sotto 7 livelli di scavi, quello che pareva essere un mito diviene storia, d'altra parte il confine tra ciò che si conosce e ciò che non si conosce è labile allo stesso modo del muro di cristallo che separa Mito e Storia.

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