giovedì 21 aprile 2011

I Nibelunghi, La morte di Sigfried




Mentre verso il gran tiglio andavano gli eroi,
disse il perfido Hagen: «Siegfried, fu detto a noi
che nessuno vi vince alla corsa. E confesso
che assai mi piacerebbe vedere tal prova adesso».

Disse allora il guerriero senza tema e sospetto
«Se volete provarvi, ora con voi scommetto.
La fonte sia la mèta. Chi arriva dopo, perde,
e dovrà inginocchiarsi là nel prato in mezzo al verde».


«Ebbene, tenteremo», disse Hagen. «E voglio
correre armato», aggiunse poi Siegfried con orgoglio,
«con lo spiedo, lo scudo e l'armi de la caccia».
E tosto prende il turcasso, e il grande scudo si allaccia.

Solo i camici bianchi vollero i due tenere,
poi fur visti slanciarsi quai selvagge pantere
per il verde trifoglio, con mosse accorte e pronte.
Ma Siegfried veloce fu visto primo a la fonte.

In ogni gara Siegfried fu il primo. Egli si sciolse
la spada e tutte l'armi poi di dosso si tolse.
Appoggiò il forte spiedo al tronco de la pianta,
e presso la fonte attese, bello d'audacia tanta.

Qui si mostrò cortese sì come era valente.
Siegfried pose lo scudo su l'orlo a la sorgente,
ma per quanto la sete lo torturasse assai
fino a che il re non bevve, non volle pur bere mai.

Mal ne fu ripagato. L'acqua era trasparente
e fresca. Il re, chinato, ne bevve lungamente,
e quando ebbe bevuto, si rizzò sodisfatto.
Volentieri ora Siegfried, l'eroe, l'avrebbe pur fatto.

Ma cara ebbe a pagare la propria cortesia.
L'arco e la spada il falso Hagen gli portò via,
afferrò poi lo spiedo, e, cercando il segnale
su la veste, vi scorse la crocellina fatale.

Quando Siegfried a bere pur si chinò veloce
Hagen gli immerse il ferro attraverso la croce.
Sprizzò il sangue dal cuore spaccato su la vesta
di Hagen. Mai guerriero compì azione più funesta.

Egli lasciò lo spiedo infisso a lui nel cuore,
e a fuggir prestamente si diede il traditore.
In vita sua così mai non era fuggito.
Appena Siegfried, l'eroe, comprese che era ferito,

balzò in piedi, ruggendo. Tra le spalle sporgeva
il legno de lo spiedo. L'eroe trovar credeva
la sua spada o il suo arco. Se l'avesse trovato,
Hagen avrebbe ricevuto il premio meritato.

Non trovando la spada, lo scudo gli restava.
Lo tolse prestamente dal fonte dove stava.
Inseguì Hagen, presto lo raggiunse, e sfuggire
l'amico di re Gunther non potè a le giuste ire.

E con lo scudo allora, pure ferito a morte,
sul traditore, Siegfried, menò un colpo sì forte
che le gemme staccate volaron via, e spezzarsi
parve lo scudo. L'eroe voleva vendicarsi.

Il traditore cadde da la sua man colpito;
se l'altro avea la spada, Hagen era finito.
Dei colpi risuonavano la foresta e la valle,
sì terribile era l'ira del colpito a le spalle.

Ma il suo viso si copre di un pallore mortale.
Egli sente le forze mancargli e già l'assale
languor di morte, gelo sente di morte; ahi, quanto
sarà presto da belle donne il nobile eroe pianto!

Lo sposo di Crimilde cadde tra i fiori. Usciva
a fiotti a fiotti il sangue da la ferita viva.
Allora, ne l'angoscia del suo cuore, il colpito
prese a ingiuriar coloro che l'avevano tradito.

Diceva il moribondo: «O falsi traditori!
Così mi ripagate i servigi, i favori?
Sempre vi fui fedele, e voi morte mi date.
Gli amici affezionati assai male voi trattate.

«Ma biasimo cadrà su quei che nasceranno
di voi, da questo giorno, pel vostro atroce inganno.
Dal numero dei buoni cavalier voi ancora
sarete cancellati per sempre dopo quest'ora».

Da ogni parte i guerrieri si affollavano intorno
al caduto. Per molti fu quello un triste giorno.
Lo piange chi conosce la fedeltà e l'onore,
e ben l'ha meritato Siegfried per il suo valore.

Anche il re dei Burgundi compiangeva il ferito.
Disse Siegfried: «A che piange chi m'ha colpito?
Chi ha commesso il delitto non deve pianger poi.
Ma eterno disonore ricadrà sopra di voi».

Disse il feroce Hagen: «Di che vi lamentate?
Ecco le nostre pene alfine terminate.
Or non dobbiam temere nessuno superiore
a noi. Vi ho sbarazzati d'un importuno signore».

«Ben potete vantarvi», disse allora il morente,
«ma, se avessi saputo ch'eravate realmente
assassini, la vita avrei da voi guardata.
Oh, mi affanna il pensiero, de la mia Crimilde amata.

«Abbia pietà il Signore del figlio che mi ha dato...
che sempre, in avvenire, gli sarà rinfacciato
l'assassinio commesso dai suoi stretti parenti.
Non ho forza bastante per dir quanto io lo lamenti!».

Disse Siegfried al re: «Mai nessun uomo ha fatto
quello che voi faceste. Più feroce misfatto
mai fu commesso al mondo. Il mio braccio vi diede
più volte forza e aiuto. Questa è or la mia mercede!».

Tra gli spasimi ancora continuò il moribondo:
«Nobile re, se ancora una sol cosa al mondo
far volete lealmente, la mia cara consorte
vi sia raccomandata assai dopo la mia morte.

«Ella è vostra sorella. Siatele di sostegno,
ven prego per l'onore di cui un principe è degno.
Mi aspetteranno a lungo, mio padre e la mia gente.
Mai non fu fatta a donna una pena più cocente».

Si contorceva intanto per il dolore atroce,
e pur così parlava con lamentosa voce:
«Vi pentirete un giorno del mio assassinio. Il colpo
che mi uccide per voi stessi sarà un mortale colpo».

I fiori tutto intorno eran rossi di sangue.
Lotta ancora l'eroe con la morte, poi langue.
Troppo addentro lo spiedo crudel l'avea colpito.
Più parlar già non poteva e tutto era finito.

Quando i signori videro morto il compagno loro
lo deposero sopra lo scudo di rosso oro.
Quindi si consigliarono tra lor, come celare
il delitto di Hagen e chi ne potrebbero accusare.

Molti dicevan: «Presto ne saremo pentiti!
siamo dunque d'accordo, diciamo tutti uniti
che solo andò a cacciare di Crimilde il marito
e nel folto del bosco da ladroni fu colpito».

Disse Hagen di Tronje: «Per me, poco m'importa
ch'ella sappia. E io stesso lo deporrò a la porta
di chi ha trafitto il cuore di Brunilde, e non chiedo
de le lagrime sue, se anche piangere la vedo».

Se volete sapere dov'è quella sorgente
che vide morto Siegfried, lo dirò veramente:
Davanti al bosco di Oden un villaggio si trova,
                   e la fonte vi scorre tuttora. Ecco dunque la prova.

1 commento:

  1. Si contorceva intanto per il dolore atroce,
    e pur così parlava con lamentosa voce:
    «Vi pentirete un giorno del mio assassinio. Il colpo
    che mi uccide per voi stessi sarà un mortale colpo».

    I fiori tutto intorno eran rossi di sangue.
    Lotta ancora l'eroe con la morte, poi langue.
    Troppo addentro lo spiedo crudel l'avea colpito.
    Più parlar già non poteva e tutto era finito.

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