venerdì 13 maggio 2011

Edward Rutherfurd, I Principi d'Irlanda. Recensione

Edward Rutherfurd, I PRINCIPI D'IRLANDA

Ed. Oscar Mondadori-bestseller
Sangue, acciaio, magia. È questo il mondo di Ibernia, come veniva chiamata l'Irlanda dagli antichi romani. Una storia, lontana più di mille anni, che ci appare come uno spettro e si fa lentamente strada, con fascino, con un'autorevolezza fuori dal comune. Davanti a noi sfilano le favolose divinità pagane, i bardi, i druidi, le terre remote e selvagge dell'estremo Nord. Fatti e leggende si intrecciano: la missione evengelizzatrice di san Patrizio, la cristianizzazione dell'isola,
l'invasione vichinga e la battaglia di Clontarf, l'inganno di Enrico II che scatenò i principi irlandesi e i re inglesi, la disastrosa invasione inglese e la collera di Enrico VIII... Il rigore storico e la suggestione delle antiche leggende che Rutherfurd ha messo in gioco hanno incantato il pubblico di tutto il mondo e hanno premiato un autore che ha passato dieci anni della sua vita in Irlanda per concludere un progetto decisamente affascinante. Un gruppo di famiglie native o nel corso dei secoli immigrate ed inglobate nel tessuto dei villaggi di Irlanda, vengono analizzate, sviscerate, compiono atti eroici o miserrimi, ma nel bene o nel male sono protagoniste di differenti epoche. Attraverso questo impegno, questo modo di narrare la storia di un popolo e di un paese, l'apprendimento delle vicende è accompagnato tra due guanciali affettuosi e accomodanti. Il lettore si affeziona alle famiglie e di conseguenza segue con attenzione maggiore le vicende dei discendenti. Particolare ed interessante l'uso pregnante dell'Antroponomastica e degli sviluppi evolutivi dei cognomi, in Diacronia. Anche questo espediente autoriale svolge il ruolo di legare affettivamente il lettore ad una dinastia. Una mistura armoniosa e allo stesso tempo ordinata e composita, di storia, vicende e personaggi, e, di avventure, amori e astii dinastici, e spinte autonomistiche anti-inglesi.

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